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I PROBLEMI PRINCIPALI
Le performance
Il primo problema esposto in maniera drammatica dai commentatori, è la serie di problematiche che il ritardo della riapertura del campionato sembrerebbe porterebbe allo sport nazionale. La prima questione riguarda gli atleti, contro cui non voglio sollevare alcuna polemica, le cui performance andrebbero sicuramente a calare e questo, ricadrebbe di conseguenza sul pubblico che vedrebbe calare la qualità di gioco. Mi fermo subito e mi domando, non si sarebbe potuto, almeno per questa volta, parlare a nome di tutti gli sportivi e di tutti gli spettatori? Non si sarebbe potuto mettere tutti sullo stesso piano?
Queste affermazioni valgono per tutti gli sport, valgono per qualsiasi atleta in qualsiasi nazione del mondo. Sembra l'inizio di un racconto che non considera ne spazio ne tempo e che si trova in un mondo parallelo di cui altre le altre realtà non sono minimamente parte.
Tutti gli sportivi sono fermi e tutti ne risentiranno nel breve e medio termine, dovremmo cercare di essere meno egoisti, che non significa non essere realistici, e considerare anche gli altri. Non è logico dare la colpa al governo per lo stop forzato delle attività sportive (e non) e scaricare su chi ha dovuto prendere queste decisioni per le conseguenze che ne derivano.


Le tempistiche
Proseguendo nell'esposizione delle problematiche, su cui non posso di certo di dire che non sia vere, sembra anche qui che sia una questione che affligge solamente il calcio quando invece, come ho già ripetuto fin troppe volte, incide su tutti gli ambiti sociali ed economici della nazione. Sembra quasi che il calcio non possa e non debba fermarsi e che sia il fulcro di un'economia già fin troppo danneggiata. Anche all'inizio dell'emergenza si era discusso su questo argomento e posticipato la chiusura degli stadi, degli allenamenti e delle manifestazioni quando le altre attività ricreative avevano già abbassato la serranda. Già in questa occasione era stato dimostrata una altezzosa, e a dir poco presuntuosa, superiorità. In tutto questo ci sarebbe addirittura uno zoccolo duro che stia ancora chiedendo di riprendere a giocare nel mese di maggio per avere, tutto sommato, il tempo necessario per ultimare le pratiche di questa stagione e prepararsi a questa stagione e non danneggiare anche quella successiva. Fortunatamente, le prime battute del Ministro dello sport Spadafora hanno cercato subito di smorzare i toni su questo dibattito:
"Riprendere le partite il 3 maggio è irrealistico . Le squadre di serie A hanno già sbagliato quanto era il momento di fermarsi, devono capire che nulla sara come prima"
Mi piace pensare che questo sia il preambolo per il confronto tra la FIGC e il nostro governo e soprattutto che prosegua su questi toni. Vedremo come andrà a finire.
Perdite economiche
Adesso entriamo nel vivo della questione anche perché quello che ho descritto prima, lo vede solo come un tentativo di gettare fumo negli occhi all'opinione pubblica e spostare il centro del dibattito. Siamo in un momento di crisi terribile e le ripercussioni saranno tante e sicuramente non benevole nei nostri confronti e sentire le lamentele sollevate sotto questo aspetto, fanno venire i brividi. Le stima dei danni che il calcio italiano potrebbe subire da questa epidemia mondiale è di circa 430 milioni di euro pari al circa un terzo del fatturato annuo di tutto il sistema. Questa sarebbe quindi la cifra che il presidente FIGC Gravina, vorrebbe ricevere sotto forma di aiuti e modifiche di legge da parte del Ministero dello Sport. Andremo dopo a vedere quali sono le richieste nel dettaglio e argomenteremo in merito.
Ad ogni modo, il carrozzone calcistico in se è una macchina che genera denaro con la stessa velocità in cui lo consuma e senza la liquidità degli introiti pubblicitari, diritti televisivi e abbonamenti, questa macchina si ferma immediatamente. La preoccupazione principale è quella di non poter garantire gli stipendi ai calciatori nel breve periodo, come se questo non fosse reale anche per noi, comunissimi mortali. Gli sponsor tendono a non investire in visibilità e chiaramente il numero di abbonati per il prossimo anno potrebbe ridursi notevolmente. Fino a qui, a parte il fatto di voler far sembrare che questo stia accadendo solo ed unicamente per il calcio, nulla di strano. I concetti esposti possono anche essere veritieri ma ci sono alcune cose che poi hanno sollevato alcuni dubbi e mi hanno fatto pensare.

Il primo dubbio
Fermiamoci un attimo e facciamo il punto della situazione su quanto detto o per lo meno concediamoci il lusso di dubitare su quanto abbiamo sentito.
La situazione del calcio italiano è in crisi da tempo, e questa non è una novità. Sono anni che processi e indagini cercano di fare chiarezza su un mondo a se, che ha tutto fuorché trasparenza. Ci sono una quantità di debiti che supera i 3 miliardi di Euro e non sono certo il frutto di tre settimane di stop forzato.
Da un lato le società ostentano ricchezza prima e poi giocano sulle plusvalenze per pareggiare i bilanci. Si indebitano per acquistare calciatori che pagheranno profumatamente per tutta la durata del loro contratto e si mostrano pomposi e con le tasche piene alle compravendite. L'altra faccia della medaglia è quella mostrata adesso, ossia di un sistema che ha bisogno di essere sostentato perché in grado di movimentare l'economia e di essere una delle principali industrie dello stivale. Qualcosa non torna, e mi donando già da ora se sia il caso di tenere in vita un sistema cosi costoso e controverso che si sta dimostrando chiaramente non sostenibile.

SPUNTI DI ONESTÀ
Quello che fomenta i miei primi dubbi, che ho espresso nei paragrafi precedenti, sono le azioni, che come sappiamo, contano molto di più per le parole ma solo per chi ha la decenza di apprezzarle.
Il primo esempio è quello delle federazioni di Spagna e Inghilterra che non si sono nemmeno immaginate di andare a bussare alla porta di un governo già fin troppo impegnato con una crisi sanitaria senza precedenti. La Premier League infatti e la Liga hanno dato fondo ai propri averi pur di supportare gli addetti ai lavori su tutti i livelli. Questo significa che queste aziende sono sane, per lo meno più sane della nostra, che oltre ad aver gestito bene la loro situazione economica gli anni precedenti, hanno anche una parvenza di buon senso.
L'altro esempio è quello della Juventus quasi subito trovato una soluzione (ripeto che il mio non è un giudizio guidato dalla fede sportiva) e si è accordata con calciatori ed investitori per il taglio dello stipendio ai propri calciatori. Dal momento dell'accordo fino alla fine del mese di giugno, questa scelta, porterebbe portare un risparmio pari a circa 90 milioni di euro. Questo è un esempio di una società sana, e ci tengo a ribadire che non sono di parte, sto parlando sotto l'aspetto economico. Speriamo altri seguano lo stesso sistema.
In ultimo vorrei riportare le parole del presidente del Torino Calcio Urbano Cairo che si sostiene favorevole al taglio degli stipendi da parte dei giocatori e che siano le società stesse a gestire la situazione. Anche i calciatori sono parte di un sistema definito e se il sistema stesso va in crisi anche loro ne pagano le conseguenze.
Questo mi fa capire che oltre ad esserci persone oneste e ragionevoli, i problemi possono anche essere risolti, o almeno ci si può provare, evitando di richiedere l'aiuto alle istituzioni.
Il secondo dubbio
Quindi arrivati fin qui abbiamo capito le problematiche principali esposte e le presunte motivazioni esposte con le relative ripercussioni future. Ho già esposto il mio primo dubbio precedentemente ed ora mi si presenta una secondo:
Siamo sicuri che non sia per larga parte, un problema sollevato dai grandi vertici e non dai club?
Abbiamo visto che chi ha buona volontà trova le soluzioni ai problemi e agisce immediatamente senza affidarsi alle istituzioni e ha il buon senso di fare delle valutazioni adeguate.

ALTRI FILM, LIBRI E DOCUMENTARI
LE RICHIESTE
Adesso siamo al punto in cui possiamo valutare e discutere sulle richieste che la federazione calcistica italiana ha voluto mettere sul tavolo nella trattativa con il governo.
Partiamo con il dire che tali richieste, non sono economiche, che non richiedono un esborso, da parte dello stato di soldi. Quello che il calcio italiano, o almeno una parte di esso vorrebbe, è l'abrogazione o 'allargamento della manica riguardo alcune leggi che negli ultimi anni hanno cercato di regolamentare questa attività sportiva. Si è lavorato molto per arrivare a questo punto ed ora, nello stato di emergenza in cui ci troviamo, si vorrebbe cancellare tutto con un colpo di spugna. Ti dico subito che io vedo tutto ciò come cinico opportunismo.
Non sono tutte richieste assurde ma non vorrei vedere che in questa negoziazione, dei regali non del tutto dovuti. Come in tutti i settori, è legittimo richiedere lo stato di forza maggiore, è normale che i sindacati lottino per garantire gli stipendi dei propri lavoratori e qualche agevolazione è dovuta. Facciamo attenzione però che tutto questo non si trasformi nell'occasione di fare dei passi indietro e di avvantaggiare chi ha cuore solamente i propri interessi.
Scommesse
Quando l'estate scorsa è stato varato il Decreto Dignità dall'attuale governo, una delle misure messe in campo, è stata vietata qualsiasi forma di pubblicità, diretta o indiretta relative ai giochi con scommesse che prevedono l'uso e la messa in palio di denaro. Il decreto prevede comunque un divieto esteso a tutte le manifestazioni sportive, culturali o artistiche quindi non fa riferimento solamente al gioco del calcio anche se lo stesso, si stima abbia perso circa 100 milioni di euro a stagione. Nessun mezzo è ammesso, inclusi radio e televisione, giornali sia quotidiani che periodici, e il colpo è stato duro tanto per le agenzie di betting tanto per chi incassava da tali pubblicità. Ora quello che il presidente Gravina chiede è che questa legge venga abolita e che si faccia in modo che il calcio, e gli altri sport, possano tornare a collaborare con gli scommettitori.
Questa misura era stata applicata per combattere il fenomeno della ludopatia e mettere un freno ad una piaga sociale che affligge centinaia di migliaia di persone. Questo è un fenomeno serio, che non va preso sottogamba, soprattutto in questo momento. Il gioco d'azzardo con le sue promesse di vincite in denaro è un flagello che colpisce maggiormente le persone con difficoltà economiche e dilania il tessuto sociale intorno a chi ne viene afflitto. Date le circostanze in cui ci troviamo, non credo sia la soluzione migliore.


Fondo salva calcio
La seconda delle proposte, è quella che il governo istituisca un fondo "salva calcio" di cui la FIGC ne sia intestatario e beneficiario. Si prevede che la federazione stessa prenda l'impegno di depositare dei fondi, ovviamente in futuro, ma inizialmente dovrebbe essere il governo ad avviare questo fondo. I soldi necessari per questa operazione dovrebbero arrivare dai guadagni dello stato tramite le scommesse sportive. Ebbene si, siamo ancora nel circolo vizioso delle scommesse sportiva. L'ho detto prima e lo ribadisco, la ludopatia è una piaga, è una malattia grave e dannosa e mi sembra impensabile che in casi come questi si voglia cercare di incentivarla.
Legge Melandri
Dieci anni or sono, la Legge Melandri, ha previsto che si passasse dalla titolarità soggettiva ai singoli club alla contitolarità tra gli organizzatori della manifestazione sportiva (la lega calcio) ai singoli club stessi. Questo, detto in parole povere, prevede che sia l'organizzatore del torneo a contrattare con televisioni e media, il modo e i termini in cui le partite vengono trasmesse. Questa legge, supportata dall'antitrust, ha fatto in modo di dare respiro alla concorrenza sui diritti televisivi e la possibilità che alcune partite vengano trasmesse anche in chiaro. La cancellazione di tale legge, permetterebbe ai singoli club di guadagnare maggiormente e avere più potere di contrattazione. Il tutto risulterebbe nel favorire le grosse emittenti con grande potere economico e la forzata decisione degli spettatori a scegliere tale piattaforma a qualsiasi prezzo vista la mancanza di alternativa.
Si vede ancora una volta il mancato interesse alla diffusione dello sort e al solo interesse a fare cassa a discapito dello spettacolo e della concorrenza.
Non dimentichiamo inoltre che poche settimane fa, proprio il ministro dello sport e i suoi collaboratori avevano avanzato la proposta di trasmettere in chiaro, durante gli inizi della quarantena, le partite di un campionato che non voleva sentire ragione di fermarsi. La risposta della Lega Calcio è stata un forte no, con tanto di invocazione di illegalità nei confronti dei contratti già stipulati. Sarebbe stata una bona mossa per intrattenere chi doveva forzatamente rimanere in casa, questo evidenzia, come in altri casi, il distaccamento emotivo che tali organismi hanno nei confronti di chi li solitamente li sostiene.
Legge sugli stadi
Un'altra modifica di legge che il calcio (probabilmente non quello giocato) è quella relativa alla modifica della attuale legge sugli stadi. Lo stato degli stadi italiani, o per lo meno per grossa parte di loro, versa in uno stato pietoso, molti di loro sono vetusti, obsoleti e non rispettano le esigenze dei tifosi. Molti di essi sono stati costruiti decine di anni fa, magari con delle piste di atletica che ostacolano la visuale dei tifosi. Gli stadi attualmente presenti in italia sono di proprietà comunale o regionale e quindi le società devono pagare un affitto ai reali proprietari che però non possono permettersi ammodernamenti o modifiche.
Gli impianti hanno capienze piuttosto elevate ma le più recenti misure di sicurezza impongono di rispettare determinati canoni difficili da rispettare. Questo porta le società a chiudere alcuni settori.
Forse qui torniamo per un attimo nel modo reale e forse si intravede la possibilità di una richiesta ragionevole. Agevolare la costruzione di stadi privati solleverebbe le amministrazioni comunali da una serie di costi e problematiche non indifferenti. Dalla viabilità alla sicurezza, alla gestione della struttura, le società si farebbero cario dell'impegno e magari, potrebbero risanare le loro finanze.
Oneri di sicurezza
Dopo un momento di lucidità, come un lampo a ciel sereno, si torna nell'assurdo. Si richiede l'interruzione del pagamento degli oneri da parte delle società sportive. Attualmente, chi ospita una partita di calcio deve versare allo stato, una somma che varia tra l' 1 al 3% degli incassi sugli ingressi allo stadio per pagare l'ordine pubblico. Non credo di sia bisogno di dire quanto questa richiesta sia di pessimo gusto. La sicurezza degli eventi necessità della supervisione da parte delle forze dell'ordine e non credo sia ragionevole, togliere ulteriori fondi ad un ministero della difesa già alle prese con i propri problemi. Questo mancato gettito fiscale si rifletterebbe su tutti i cittadini e chi lavora nel settore, meno soldi significa meno risorse, meno personale e di conseguenze un peggiore gestione della sicurezza. Ne saremmo colpiti, una volta ancora, tutti noi cittadini.
ALTRI ARTICOLI SUI PRIMI PASSI IN PALESTRA
A NOI COSA RESTA?
Decreto salva Italia
- Al momento possiamo fare affidamento al decreto "Salva Italia" che al momento prevede:
- Indennità per autonomi e collaboratori pari a 600€ ampliata a comprendere anche società sportive dilettantistiche e enti di promozione sportiva.
- Cassa integrazione in deroga per i lavoratori dipendenti nel mondo dello sport
- Sospensione del versamento di ritenute, contributi previdenziali e assistenziali fino al 31 Maggio 2020 per:
- Associazioni sportive professionistiche.
- Associazioni sportive dilettantistiche.
- Enti di promozione.
- Gestori di stati, impianti sportivi, palestre e affini.
- Sospensione dei canoni di pagamenti di locazione, incluse le concessioni di affidamento di impianti sportivi pubblici utilizzati da società e associazioni sportive dilettantistiche.
- Riconoscimento di credito di imposta per le spese di sanificazione
- Finanziamenti anticipati ai comuni che per l'incentivo.
Tali misure saranno valide fino al 31 Maggio 2020.

In sostanza, al mondo delle arti marziali e sport da combattimento non resta nulla se non i pochi contributi elencati poco fa che sono parte del decreto "Salva Italia". Briciole a confronto di quanto il calcio sta effettivamente richiedendo. Questi provvedimenti e modifiche di legge che la federazione vorrebbe vedersi concessi, non sono solo un aiuto nell'immediato, ma anche delle misure a lungo termine che volgono ad arricchire ulteriormente le tasche della lobby. A tutti gli sport come il nostro resta quasi solamente la speranza che le persone ritornino a popolare le palestre gradualmente e che gli eventi ricomincino, nel migliore dei casi, a riportare le persone a bordo ring. Si stanno utilizzando due pesi e due misure, come ho già detto che ci sia una risposta assistenziale proporzionata è corretto, ma che sia proporzionata adeguatamente. Quello a cui si rischia di vedersi palesare all'orizzonte è l'ennesimo sbilanciamento, a dir poco esagerato, che volge a favore solamente chi è in grado di fare la voce grossa.
Ancora una volta dobbiamo, e anche molto più di prima, agire tutti insieme nella stessa direzione per cercare di diffondere le arti marziali e gli sport da combattimento. Bisognerebbe pensare di agire nello stesso modo in cui il calcio ha agito, raccogliendo idee e proposte concrete per una ripartenza del settore.
CONCLUSIONI
Sicuramente il calcio otterrà delle risposte positive su alcune delle richieste avanza ma spero, che siano solo e unicamente quelle di buon senso che non vanno, ancora una volta a gravare sulle casse dello stato e di riflesso sui cittadini.
Le prime battute del ministro dello sport Vincenzo Spadafora fanno sperare bene ma speriamo, che tale speranza si trasformi in una certezza. Al momento si dice che tutti gli sport saranno trattai allo stesso modo, in egual misura. Sul fatto che ci siano delle proporzioni da rispettare potremmo anche essere tutti d'accordo, è chiaro che il mondo degli sport da combattimento, al momento in Italia, non sono in grado di mobilitare le stesse quantità di denaro del calcio. Quello che non mi piace è la supponenza di queste richieste, che vanno senza ombra di dubbio ad incidere anche su di noi, tanto da sportivi quanto da cittadini. Questo mi fa capire quanto i vertici di questa lobby siano distaccati dallo sport praticato e dalla sua diffusione per puro fine educativo. Stiamo rischiando, ancora una volta, di agevolare le persone sbagliate e nel modo sbagliato. La pandemia colpisce tutti, poveri e ricchi, nella stessa identica maniera e questa potrebbe, anzi dovrebbe, essere l'occasione per riportare equilibro e colmare i gap che fino ad ora hanno favorito solo alcuni